Simbolo micro mobilità elettrica disegnato su strada

Motori

Alla scoperta della micro mobilità elettrica

Dalle bici a pedalata assistita ai monopattini elettrici.

Quello della micromobilità elettrica è un tema caldissimo da qualche anno-Ma precisamente, a cosa facciamo riferimento? Semplice: a tutti quei veicoli a emissioni zero come biciclette a pedalata assistita e monopattini elettrici che consentono, nel massimo rispetto dell’ambiente, a una o al massimo due persone di spostarsi, principalmente in città. 

Le biciclette a pedalata assistita

Le E-Bike hanno quasi tutte lo stesso tipo di funzionamento: attivano l’apporto del motore elettrico ogni volta che si pedala. Quando il ciclista smette di pedalare l’unità elettrica di supporto smette di lavorare.


Attraverso l’elaborazione da parte di una centralina dei dati provenienti da vari sensori, l’unità elettrica andrà a supportare in maniera più o meno invadente, in base al tipo di modalità selezionata sul manubrio la pedalata dell’utente. 

Il sistema chiave di questi veicoli è caratterizzato dalla presenza di un piccolo motore elettrico con una potenza di – al massimo – 0,25 kW.
Il motore può essere posizionato in diversi punti: sul mozzo anteriore, su quello posteriore o in posizione centrale, sul perno dei pedali. 

La maggior parte delle batterie che alimentano  le unità elettriche installate sulle biciclette a pedalata assistita sono agli ioni di litio.
Questo tipo di batteria è il più diffuso sia tra smartphone ed elettrodomestici sia tra le auto elettriche perché riesce a garantire un migliore rapporto peso/prestazioni e un minore tempo di ricarica. Le batterie sono generalmente posizionate sul portapacchi o all’interno del triangolo centrale del telaio. 

Manutenzione e tempi di ricarica

Le E-bike e le biciclette elettriche come quelle tradizionali necessitano di piccole accortezze per mantenerle in un buono stato di salute.
Oltre al classico controllo della pressione delle camere d’aria e alla lubrificazione della catena, il principale elemento che richiede più cura è la batteria.


Per evitare di perdere efficienza prima dei cicli di ricarica previsti dalle diverse Case, che si attesta intorno alle 500 volte, è bene evitare di lasciar scaricare al massimo la batteria. Oltre a questo, è preferibile nelle stagioni fredde staccare la batteria e collegarla ad un mantenitore di carica se possibile.

Qualunque  sia il tipo di bicicletta elettrica, la batteria, che nella maggior parte dei casi è rimovibile e portatile, può essere ricaricata tramite una presa di corrente standard in un tempo che varia (in base alle prestazioni della batteria stessa) da un minimo di 2 ore ad un massimo di 8 ore. Per quanto riguarda l’autonomia, è molto difficile stabilire il numero indicativo di chilometri percorribili poiché questo dato, infatti, è condizionato da diversi fattori.

Monopattini elettrici

Sempre più diffusi nelle città metropolitane, i monopattini elettrici si differenziano dagli omonimi a spinta per la presenza di un piccolo motorino elettrico alimentato da una batteria posizionata sotto la pedana.


L’azionamento dell’unità elettrica con la conseguente accelerazione, nella maggior parte dei casi, avviene tramite una piccola levetta posizionata sul manubrio che può agire anche da “freno” quando viene rilasciata. In questo caso, viste anche le normative più restringenti che vi abbiamo raccontato qui, i monopattini elettrici hanno a disposizione meno potenza e di conseguenza sono dotati di batterie dalle dimensioni contenute che garantiscono un’autonomia inferiore a quella delle bici elettriche.
I principali vantaggi legati a questo mezzo di trasporto sono la leggerezza, le dimensioni ridotte, la possibilità di ripiegarli per portarli in giro e la praticità che garantiscono negli spostamenti.
Foto di Ranurte su Unsplash

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